Todi. Inaugurata la mostra “Roberto Caracciolo: segnare il tempo”

roberto caracciolo

E’ stata inaugurata alle 11 di sabato 21 ottobre nella Sala delle Pietre di Todi, alla presenza dell’autore e del curatore, delle autorità comunali cittadine, il sindaco Antonino Ruggiano e il suo vice, Claudio Ranchicchio, e di una folta presenza di pubblico, la mostra “Roberto Caracciolo: segnare il tempo”, a cura di Primieri Hair S.N.C., che resta aperta fino al 5 novembre, dal martedì alla domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle ore 16.30 alle 19.30.

Balza agli occhi di chi visita la mostra come la squadrata ed essenziale volumetria dell’antico palazzo comunale tuderte si armonizzi perfettamente con l’asciuttezza, la concisione e la sintesi che si scorge nelle opere di Roberto Caracciolo, i pieni e i vuoti, i bianchi e i neri, i colori a contrasto.

“Rosso e verde – spiega l’artista al gruppo che ha curato il catalogo, Unu, uno nell’unico – sono indubbiamente i miei colori. Vengono dalla natura, da un campo di papaveri, ma non solo da lì. Nei dipinti che realizzo puoi trovare però anche l’arancione e il nero.” Preferisce anche il rosso, aggiunge, pensando al colore come ‘una cosa sua’ un’espressione originale, identitaria, perché “il rosso delle foglie è un’anomalia – dice in proposito – è un albero che disubbidisce, il prunus, che non sta alle regole. Per questo mi piace.”

Dipingere i rami e le foglie del prunus selvatico, gli alberi dalle foglie rosse, racconta, è stato per lui una sorta di cura. Dalla crisi della routine del dipingere  “ciò che sapevo fare – spiega ma non ne vedevo più il motivo. E allora ho posato i pennelli”, alla ripresa, proprio dal prunus selvatico, per lavorare “non più ai miei quadri astratti – prosegue – ma, guardando la natura, ho cercato un alfabeto diverso, una grammatica nuova.”

Interessante l’iter con cui l’artista passa a questa ‘urgenza dell’immediatezza’, un’immediatezza in grado di ‘mettere a nudo’ l’autore e ben percepibile nelle opere esposte a Todi. “Voglio essere semplice, crudo, diretto” dice Roberto Caracciolo, definito il più americano dei pittori romani. La madre, infatti, appassionata di pittura, vive a Todi ma è nata negli Stati Uniti, mentre il padre è mezzo napoletano e mezzo francese.

Negli scritti che descrivono la sua poetica si apprende del suo viaggio dall’espressionismo astratto al minimalismo monocromatico e poi l’incontro con “il post minimale, più gestuale, maggiormente carico di vitalità pittorica.” Così racconta Caracciolo, mentre si percepisce come protagonista di un suo stesso racconto “scritto a matita su un quadernino – confida – non ancora trasferito su computer.” Un racconto che parla “di tre pittori: un giovane che fa un lavoro composto, formale; un cinquantenne più cinico, più sbloccato e per certi versi più sboccato; e un vecchio, un geometrico astratto, che gli altri due ammirano. Ma un giorno vanno nel suo studio e scoprono che è diventato un pittore gestuale, due o tre pennellate buttate lì con libertà, come a caso.” E infine “I tre pittori sono la stessa persona – conclude – e quella persona sono io.”

Roberto CaraccioloArtista nato negli Stati Uniti nel 1960 con origini napoletane e francesi. Si è formato allo United World College of the Atlantic in Galles, all’Istituto d’Arte di Urbino in Italia e alla New York Studio School.

Ha esposto le sue opere in gallerie come Galleria Valeria Belvedere e Grossetti Arte Contemporanea di Milano, Galleria André Emmerich e Loretta Howard Gallery di New York, e varie altre gallerie in Italia, Europa e Stati Uniti. Dal 2007, Caracciolo insegna alla Temple University di Roma, collaborando con il programma MFA, e insegna anche alla John Cabot University di Roma e alla School of Visual Arts Rome program.

Oltre a dedicarsi alla carriera artistica, lavora come assistente scenografo di Dante Ferretti dal 1982 al 1984. Fin dal 1985 ha esposto le sue opere in Italia, Europa e Stati Uniti, in gallerie di grande prestigio come la Galleria Valeria Belvedere e la Grossetti Arte Contemporanea a Milano, la Galerie Blancpain Stepczynski di Ginevra, la André Emmerich Gallery e la Loretta Howard Gallery a New York.

Dal 1999 al 2013 è stato professore aggiunto alla New York University di Firenze. Dal 2007 insegna alla Temple University di Roma, dove collabora anche all’ MFA program. Dall’estate 2016 insegna alla John Cabot University di Roma e alla School of Visual Arts Program. Sempre a Roma è stato, dal 2007 al 2010, Arts Liaison all’American Academy dove, oltre a numerose iniziative, ha organizzato mostre e ha curato la personale di Betty Woodman nel 2010.

Le opere di CaraccioloL’artista si concentra principalmente sul trascendentale, servendosi della sua arte per rivelare la falsa dicotomia tra astrazione e figurazione, chiamando in causa lo spirito umano. Il suo processo creativo è semplice e preciso, senza segreti custoditi nell’esecuzione dell’opera, ogni dettaglio è visibile nel processo grezzo della pittura. L’osservatore è invitato a testimoniare il modo preciso in cui la pittura ad olio si posa sulla tela e come l’acquerello si macchia ed entra nella trama della carta. L’attenzione viene catturata e trattenuta da delicate striature e infinite calibrate gradazioni tonali e colori che sembrano esistere indipendentemente, come pietre in un giardino giapponese.

Caracciolo è attratto dalla natura e dalla sua rappresentazione nell’arte e nella poesia, qualcosa che vede come guida e aiuto nel suo lavoro. Ama particolarmente leggere la poesia e trarne energia, da cui scaturisce un’idea che alla fine diventa l’origine di un’immagine. Come Paul Celan, Caracciolo è un poeta dei toni, del tocco e delle proporzioni raffinate, esaltando un mestiere antico che considera sacro. I colori e le vibrazioni che emanano dalle opere di Caracciolo invitano alla contemplazione e al silenzio.

In foto da sin.: Caracciolo, Ruggiano, Primieri, Ranchicchio

Maria Vittoria Grotteschi

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